venerdì 17 ottobre 2025

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Luca Martinelli

Pubblicazione del 10.10.2025


Nel corso di controlli a tutela del “Made in Italy”, la Guardia di Finanza e i funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) hanno scoperto un’azienda italiana produttrice di dispositivi medici che aveva importato dal Pakistan 3.585 forbici prive di indicazioni sul Paese di origine. Prima della vendita, l’azienda vi aveva applicato solo il proprio marchio, facendo apparire i prodotti come italiani.

Secondo il comunicato stampa congiunto di ADM e Guardia di Finanza, questa condotta poteva indurre i consumatori a credere che le forbici fossero realizzate in Italia.

L’operazione di controllo ha portato al sequestro delle forbici odontoiatriche, e il relativo verbale Γ¨ stato trasmesso alla Camera di Commercio competente.

Per questo tipo di violazione, la Legge 350/2003 prevede una sanzione amministrativa che puΓ² variare da 10.000 a 250.000 euro.

A questo punto, Γ¨ lecito chiedersi:

SarΓ  questa l’unica azienda italiana ad importare dal Pakistan strumenti chirurgici, come forbici, pinze da estrazione, leve, portaghi, ecc. e a venderli come “Made in Italy”?

Alla luce di quanto emerso, un dentista che desidera essere certo dell’origine italiana dei propri strumenti puΓ² lecitamente richiedere al fabbricante una dichiarazione scritta di origine (Origine italiana).

Il produttore, pur non essendo obbligato a rispondere, non dovrebbe avere nulla da temere nel fornire tale documento.

Un’azienda italiana sarΓ  orgogliosa di confermare per iscritto, su carta intestata e sotto la propria responsabilitΓ , che la merce Γ¨ “Made in Italy” o, se del caso, “100% Made in Italy”.

Al contrario, un rifiuto o un rinvio immotivato da parte del fabbricante potrebbe alimentare dubbi e diffidenza nel professionista, inducendolo a non acquistare piΓΉ i prodotti di quel marchio.

In fondo, un errore sull’etichetta puΓ² anche capitare; una dichiarazione scritta di origine non lascia spazio ad ambiguitΓ .

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