-Intervista a Luca Martinelli
esperto tecnico di dispositivi medici Consulente Tecnico d’Ufficio del
tribunale di Lucca e Ispettore di Organismo di Certificazione e Organismo
Notificato.
-Interview released by Luca Martinelli who has significant experience in medical devices, is a Technical Consultant of the Lucca Court of Justice and acts as Inspector for a well known Quality Management System Certification Body and also Notified Body.
-Interview released by Luca Martinelli who has significant experience in medical devices, is a Technical Consultant of the Lucca Court of Justice and acts as Inspector for a well known Quality Management System Certification Body and also Notified Body.
Lei ha un esperienza trentennale di dispositivi per
odontoiatria ed odontotecnica, cosa ne pensa degli strumenti pachistani?
Q: You possess a thirty years’ experience on dental
and dental laboratory devices: what is your opinion on instruments manufactured
in Pakistan
Sono anni che i fabbricanti italiani, europei ed
americani importano impressionanti quantità di strumenti dal Pakistan e che li
fanno diventare strumenti a proprio marchio: basterebbe chiedere
all’Ufficio delle Dogane o all’Ufficio di Sanità Marittima e Aerea di Frontiera
oppure agli ispettori degli Organismi di Certificazione e Organismi Notificati
(Norme ISO9001 ISO13485 marcatura CE) che ben conoscono i processi di
fabbricazione e i fornitori delle aziende italiane ed europee certificate.
A: For a noticeable number of
years dental companies in the U.S. and Europe have been importing significant
quantities of instruments from Pakistan and marking them with their own brand
thus pretending they were the manufacturers. This statement could easily
be confirmed by any Customs Office or by any Certification or Notified Body
involved in the application of ISO 9001 (Quality Management) or ISO 13485
(Quality Management for Medical Devices and CE marking) all of
which, as part of their Certifying activities have become familiar with
this issue.
Se non sono loro a fabbricarli come fanno a figurare
come fabbricanti? Imbrogliano il consumatore?
Q: If these companies are not really manufacturing the
instruments, how can they pretend they are? Are they effectively doing the
consumer in?
Assolutamente no.
Secondo la legge chiunque può essere “Fabbricante” di
dispositivi medici.
La legge infatti indica che è sufficiente immettere un
dispositivo medico a proprio nome per essere considerati tali.
Il legislatore si è preoccupato principalmente di
attribuire la responsabilità a un solo soggetto lasciando ad esso facoltà di
far fabbricare il dispositivo medico anche a terzi e in qualunque luogo del
mondo, individuandolo come unico responsabile della conformità ai requisiti di
sicurezza.
In pratica anche un’azienda esclusivamente commerciale
che compra dispositivi da terzi, magari anche già confezionati, può venderli a
suo nome ed essere “Fabbricante” di strumenti.
A: Not exactly.
By law anybody can be a manufacturer of medical
devices. According to law in fact it is sufficient for anyone to place on the
market a medical device branded with his name for him to be considered as being
the manufacturer.
The legislator has tended to concentrate all
responsibilities in terms of conformity to safety prerequisites on whoever
places the device on the market. In turn whoever places the device on the
market can freely choose the name and location of the manufacturer.
Però sugli strumenti spesso c’è scritto Made in Italy
Q: But ofter on the instruments there is the
“Made in Italy” written
Il made i Italy è regolato da altra legge, la sua
regolamentazione è un po’ complicata da spiegare in due parole. In proposito ho
scritto un articolo sul sito dell’Associazione Nazionale ispettori Sanitari che
è consultabile al link: http://www.ispettorisanitari.it/NEWS/varie_2015/Dispositivi%20medici_martinelli.pdf
oppure al link:
A: “Made in Italy” written is
regulated by another law. Its regulatory is complicated. I’ve written an
article for Sanitary Inspectors National Association on this matter. You can
see it at this link http://www.ispettorisanitari.it/NEWS/varie_2015/Dispositivi%20medici_martinelli.pdf
Or
Si dice che i fabbricanti pachistani non hanno la
stessa esperienza e conoscenza di strumentario rispetto a quelli europei…
Q: It is a common opinion however that the Pakistani
manufacturers do not possess the same level of experience and expertise of Europeans…
A fine ottocento iniziarono le costruzioni delle sale
operatorie, divennero così necessari strumenti chirurgici sempre più
specifici.
I chirurghi ideavano nuovi strumenti, in alcuni casi
addirittura li costruivano di persona come Eugène-Louis Doyen (Parigi) che inventò e perfezionò numerosi strumenti
per chirurgia, Koker e Pean
che fecero costruire le prime pinze emostatiche con modelli ancora oggi in uso
e così via.
C’era cioè una fortissima interazione fra chi doveva
utilizzare gli strumenti e chi aveva le conoscenze e le attrezzature per
fabbricarli. Esisteva una sinergia tra il medico e il fabbricante, un continuo
scambio di “know-how” che giovava ad entrambi e sicuramente anche alla
produzione di strumenti sempre più idonei allo scopo. Tutto questo si è perso
nel corso degli anni.
Fabbricanti europei che realizzano realmente i
prodotti o che realizzano veramente tutti quelli che hanno nel loro catalogo ce
ne sono molto pochi. I loro strumenti non sono a buon mercato, costano
parecchio perché la mano d’opera che serve per fabbricare ad esempio pinze,
leve, portaghi, forbici ecc. ha un costo molto elevato.
Basterebbe guardare un diagramma di processo di
fabbricazione, ad esempio di una pinza da estrazione, per rendersi conto della
complessità e numerosità delle operazioni.
A: Towards the end of the 19th
Century the first operating theatres started to make their appearance. This led
to an increasing need for specific instruments to be made available.
At the time surgeons used to develop their own
instruments. Some of them, such as, for instance Eugene-Louis Doyen of Paris
even got involved into making instruments to their requirements and ideas. Some
others such as Kocher and Pean developed haemostatic forceps which are still in
use to this day.
In those pioneering days, there was a significant
integration between those who used to instruments for their surgical activities
and those who were knowledgeable and had the tools to manufacture them. This
synergy between the surgeon and the manufacturer eventually led to a growth in
know how which in turn led to the development of increasingly sophisticated
instruments to the mutual advantage of both the user and the manufacturer.
This cooperation between user and manufacturer
eventually disappeared.
European companies that really manufacture some or all
of the products they have in their catalogue are extremely few. This is
due to instruments being largely handmade hence labour intensive, hence costly
at European labour rates.
The process chart that follows explains it all by
showing the complex and long sequence of operations to convert two pieces of
raw stainless steel into a dental extraction forceps.
Potrebbe gentilmente mostrarcene uno?
Q: Would it be possible for you to show us one?
Certamente.
A: By all means
Torniamo all’esperienza dei pachistani…
Q: Let us go back to the experience of Pakistanis
Il Pakistan è il sesto paese più popoloso al mondo con i suoi circa duecento milioni di abitanti.
La sua storia di grande produttore di strumenti chirurgici è piuttosto singolare e relativamente recente.
Agli inizi del secolo scorso, nel tentativo di proporsi come riparatori di strumenti chirurgici nei confronti di un ospedale da campo inglese che si era insediato alle porte della città di Sialkot, gli artigiani locali passarono ben presto dalla semplice manutenzione/riparazione alla produzione vera e propria di strumenti identici a quelli cu facevano manutenzione.
Gli artigiani più intraprendenti dettero successivamente vita a un vero e proprio “pellegrinaggio” in Germania per acquisire il necessario “know how”.
É così che i grandi produttori di strumentario tedeschi ‘conobbero’ il Pakistan.
Successivamente i produttori tedeschi realizzarono una serie di joint ventures che ebbero come sbocco una crescente delocalizzazione della produzione dalla Germania al Pakistan.
Nel 1940 il governo britannico sottoscrisse un accordo con il governo pachistano per la fornitura di tutto lo strumentario chirurgico necessario ad affrontare la seconda guerra mondiale.
La globalizzazione in questi ultimi decenni ha fatto il resto: i bassi costi di mano d’opera e le notevoli abilità manuali abbinate a un completo know how acquisito da anni hanno contribuito a far diventare il Pakistan uno dei punti di riferimento mondiale per la produzione di strumentario medicale. Questo ha determinato il quasi totale abbandono della produzione in loco da parte dei fabbricanti europei storici.
A: With a population of almost
200 million Pakistan is the sixth county in the world in terms of
inhabitants.The history of Pakistan as by far the major manufacturer of dental
and surgical instruments is peculiar and relatively recent.At the start of the
last century a few blacksmiths decided they would propose themselves for
the maintenance and repair of the surgical instruments used by a hospital camp
in the vicinity of Sialkot. In no time they showed considerable entrepreneurial
spirit by starting to make replicas of a variety of instruments. This entrepreneurial
spirit eventually led them to a sort of continued pilgrimage to Germany
to improve their know how in terms of materials and workmanship, purchase
adequate equipment to lathe, mill, grind, polish etc..In those days Germany was
the world leader in the manufacture of dental and surgical instruments.
Eventually some German companies decided they could benefit from the manual
ability and low labour costs in Pakistan by entering into joint ventures with
Pakistani companies.This eventually led to the final acquisition of the know
how on the part of Pakistanis and to Pakistan eventually becoming a world
manufacturer of dental and surgical instruments in lieu of Germany.Already in
1940 the British Government had signed an agreement with the Pakistani
authorities whereby Pakistan would supply all surgical instruments which they
expected would be required for World War II.The globalization which has taken
place in the last decades coupled with the low labour costs and manual ability
of the Pakistanis have contributed to historical manufacturers in German and
elsewhere stopping their manufacturing activities and to Pakistan
becoming by far the biggest manufacturer of dental and surgical instruments.
Non conoscevo questa storia
Q: I was not aware of this history
La conoscono in pochi e comprensibilmente non c’è alcun interesse a divulgarla.
A: Few people know this history and understandably ‘European and American manufactuers’ do their best to avoid spreading.
Quindi la qualità degli strumenti pakistani è buona?
Q: But therefore is the quality of the Pakistani
instruments good?
Qualità in sé per sé non significa niente.
La qualità di un prodotto è il rispetto di un requisito dichiarato dal veditore/fabbricante e/o richiesto esplicitamente dall’acquirente.
Le caratteristiche dichiarate del prodotto devono essere veritiere.
Le faccio un paradosso per capire meglio:
se io dichiaro che le mie ciabatte “Marca sconosciuta” del costo di 5 euro durano tre giorni e oggettivamente dopo che l’acquirente le ha indossate queste durano almeno tre giorni allora sono ciabatte di qualità;
se io dichiaro che le mie ciabatte “Marca Famosissima” del costo di 500 euro durano tre giorni e oggettivamente dopo che l’acquirente le ha indossate queste durano solo due giorni e mezzo allora NON sono ciabatte di qualità.
La valutazione va fatta quindi non genericamente su una provenienza geografica del prodotto bensì su uno specifico produttore a prescindere di dove esso sia.
Vale in ogni caso la regola per cui in qualsiasi paese si prenda in considerazione, Pakistan compreso, possono esserci fabbricanti che producono strumenti di qualità e fabbricanti che producono strumenti di qualità scadente.
Personalmente ho valutato centinaia di strumenti di fabbricazione pakistana e in alcuni casi sono risultati di gran lunga superiori ad alcune “Note” marche italiane ed europee.
Innumerevoli quantità di strumenti importati dal Pakistan vengono venduti sul mercato con marchi Italiani, europei o americani. Se le stesse aziende pachistane vendono ormai da anni anche a proprio nome e conquistano mercato anno dopo anno (anche sul nostro territorio), si può dedurre che la qualità degli strumenti Pakistani non deve essere tanto diversa da quella degli altri fabbricanti occidentali.
In conclusione quando si acquista uno strumento si deve valutare la qualità dello stesso, senza basarsi né sulla marca, né sulla provenienza né, tantomeno, sulle innumerevoli mirabolanti informazioni commerciali che troviamo scritte sui cataloghi.
A: The term Quality in itself means very little.The quality of a product is normally associated to the expectations following information given by the seller/manufacturer or specifications given by the buyer.The declared characteristics of the product must be true.I will give you an example.If I buy for say 5 € an unbranded pair of slippers which according to the manufacturer will last me three days and they do last me three days then the quality is good.On the other hand if I buy a well-known brand of slippers for say 500 € .and I am told they will last me three days but effectively they only last me two days the quality is definitely not good.The evaluation of Quality therefore should not be based on the geographical source but rather on the ability of the manufacturer, no matter where he is located, to satisfy his customer that his quality claims are fully met.
In every case, the rule is that every country considered (Pakistan included) there may be manufacturers that produce good quality instrument and manufacturers that produce poor quality instruments.I have personally evaluated thousands of instruments manufactured in Pakistan. In a number of cases they have proved far better compared to well known Italian and European brands.
Millions and millions of instruments imported by Pakistan are sold on the market with Italian, European or American brands.If the same Pakistani companies have been selling for years even with their own brand and have been capturing the market year by year (also in our territory) we can deduce that the quality of a Pakistani istrument is not so much different from the one of western manufacturers.
In conclusion when buying an instrument, its quality has to be valuated without relying neither on the brand, nor on the provenance, nor on the countless amazing commercial information written on catalogs.
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