PREFORMATI
CALCINABILI AD USO ODONTOTECNICO:
NON SONO
DISPOSITIVI MEDICI MA PREFORMATI SEMILAVORATI
Luca Martinelli¹ – Fabio Ciccone²
¹Esperto tecnico regolatorio dispositivi medici, ²Docente Responsabile Settore Odontotecnico Istituto Superiore Statale "Fermi-Da Vinci" – Empoli.
Pubblicazione del 21.01.2021
1-PREMESSA
Le sostanze calcinabili sono elementi che
sottoposti a un ciclo termico subiscono il processo di calcinazione.
La calcinazione è un processo di riscaldamento,
ad alta temperatura, di durata necessaria a eliminare tutte le sostanze
volatili da una miscela solida o da un singolo composto.
Oggi esistono anche sostanze che fondono
anziché incenerire prevenendo anche quel poco di residuo che l’incenerimento
potrebbe lasciare.
In odontotecnica queste sostanze vengono utilizzate per la “tecnica a cera persa”, uno dei materiali per eccellenza per questo processo è sempre stata appunto la cera ad uso odontotecnico.
Con la cera odontotecnica si realizzano i
modellati per protesi fissa, come ad esempio ponti, corone, sottostrutture,
perni moncone o per protesi parziale mobile, come ad esempio gli
scheletrati.
Oggi sono presenti anche resine calcinabili
per stampanti 3D ma l’avvento dei sistemi CAD CAM ha sostanzialmente
rivoluzionato il processo di realizzazione dei dispositivi prodotti in metallo,
che possono oggi essere ottenuti per fusione, per fresaggio da pieno (tramite
fresatore cnc), oppure per tecnica additiva tramite laser-melting (stampa 3D).
La tecnica della cera persa è tuttavia ancora oggi utilizzata garantendo
risultati in termini di precisione assolutamente soddisfacenti.
2-MATERIALI CALCINABILI DI USO COMUNE
I materiali calcinabili sono classificabili in
due tipologie generali:
1-Calcinabili ad uso odontoiatrico;
2-Calcinabili ad uso odontotecnico.
A sua volta i materiali calcinabili sono
classificabili in:
a) sostanze (Es. resine calcinabili);
b) preformati (Es. abutment, barre pre-modellate ecc. calcinabili fabbricate generalmente in polimero).
2.1-Calcinabili ad uso odontoiatrico
2.1.1Sostanze
A volte il clinico ha la necessità, per
svariate ragioni, di personalizzare il dispositivo direttamente. Realizzerà
così il modellato sul paziente impiegando sostanze calcinabili. Una di queste,
per fare un esempio “storico”, è la famosa resina DuraLay, usata in passato
molto spesso per la realizzazione di perni moncone con la tecnica diretta sul
paziente.
Oggi esistono anche resine
foto-polimerizzabili indicate per queste tipologie di lavoro, la resina viene
modellata e adattata, una volta foto-indurita, viene inviata al laboratorio il
quale, fatta qualche eventuale modifica necessaria, l’avvia direttamente al
processo di fusione con la tecnica a cera persa.
2.1.2 Preformati
Per favorire le lavorazioni e accorciare i
tempi di queste l’industria fornisce modellati preformati fabbricati in serie
realizzati in materiali plastici (Es. polimetimetacrilato - PMMA,
poliossimetilene – POM ecc.).
Per la realizzazione di protesi, ad esempio in campo implantare, spesso troviamo preformati come le barre che vengono fissate alle strutture con resina foto-polimerizzabile calcinabile. Altri tipi di preformati calcinabili possono essere ad esempio le guaine e i connettori.
Sia le sostanze sia i preformati vengono impiegati nella bocca del paziente prima di essere trasferiti al laboratorio odontotecnico.
2.2-Calcinabili ad uso odontotecnico
2.2.1-Sostanze
In laboratorio possono essere utilizzate tutte
le sostanze calcinabili odontoiatriche.
Alcune sostanze hanno invece un impiego solo odontotecnico (Es. resine calcinabili per stampanti 3D).
2.2.1-Preformati
Per favorire le lavorazioni e limitare i tempi
di lavorazione, l’industria fornisce modellati preformati fabbricati in serie
realizzati in materiali più resistenti della cera (Es. polimetimetacrilato -
PMMA, poliossimetilene – POM ecc.).
Rispetto alla cera nell’uso di laboratorio
questi resistono maggiormente alle distorsioni ma soprattutto, grazie alla loro
resistenza rispetto alla cera, permettono di essere lavorati facilmente senza
rompersi o perdere particolari importanti durante la lavorazione.
Questi materiali presentano anche meno
problemi di espansione e contrazione ed evitano distorsioni del “modellato”
conservando fedelmente la forma fino alla fine della lavorazione prima della
sua fusione.
Lo
scopo del calcinabile preformato è quindi quello di sostituire la modellazione
in cera, o parte di essa, che l’odontotecnico dovrebbe realizzare se dovesse partire
da zero. Il calcinabile permette risparmio di tempo e materiali e fornisce un
grado di precisione sicuramente superiore a quello che risulterebbe dal
modellato in cera in quanto meno soggetto a distorsioni.
Nella figura A un esempio di preformato calcinabile
Molti
dei preformati calcinabili sono solo ad uso odontotecnico, non vengono infatti
impiegati per nessuna ragione nella bocca del paziente, vengono lavorati
direttamente all’interno del laboratorio odontotecnico nelle fasi di
modellazione/adattamento e fusione.
3- CHE COS’È UN DISPOSITIVO MEDICO?
Vediamo la definizione di dispositivo medico, accessorio e
dispositivo su misura:
3.1-Direttiva 93/42/CEE ovvero Dlgs Decreto legislativo 24 febbraio
1997, n. 46 e sue modifiche e integrazioni.
a) dispositivo medico: qualunque strumento,
apparecchio, impianto, software, sostanza o altro prodotto, utilizzato da solo
o in combinazione, compreso il software destinato dal fabbricante ad essere
impiegato specificamente con finalità diagnostiche o terapeutiche e necessario
al corretto funzionamento del dispositivo, destinato dal fabbricante ad essere
impiegato sull'uomo a fini di diagnosi, prevenzione, controllo, terapia o
attenuazione di una malattia; di diagnosi, controllo, terapia, attenuazione o
compensazione di una ferita o di un handicap; di studio, sostituzione o
modifica dell'anatomia o di un processo fisiologico; di intervento sul
concepimento, il quale prodotto non eserciti l'azione principale, nel o sul
corpo umano, cui è destinato, con mezzi farmacologici o immunologici ne'
mediante processo metabolico ma la cui funzione possa essere coadiuvata da tali
mezzi;
b) accessorio: prodotto che, pur non
essendo un dispositivo, sia destinato in modo specifico dal fabbricante ad
essere utilizzato con un dispositivo per consentirne l’utilizzazione prevista
dal fabbricante stesso;
d) dispositivo su misura: qualsiasi dispositivo
fabbricato appositamente sulla base della prescrizione scritta di un medico debitamente
qualificato e indicante, sotto la responsabilità del medesimo, le
caratteristiche specifiche di progettazione del dispositivo e destinato ad
essere utilizzato solo per un determinato paziente. La prescrizione può essere
redatta anche da altra persona la quale vi sia autorizzata in virtù della
propria qualificazione professionale. I dispositivi fabbricati con metodi di
fabbricazione continua od in serie, che devono essere successivamente adattati,
per soddisfare un’esigenza specifica del medico o di un altro utilizzatore
professionale, non sono considerati dispositivi su misura;
3.2-Regolamento dispositivi medici 745/2017 (di prossima
entrata in applicazione obbligatoria).
1) «dispositivo medico»: qualunque strumento,
apparecchio, apparecchiatura, software, impianto, reagente, materiale o altro
articolo, destinato dal fabbricante a essere impiegato sull'uomo, da solo o in
combinazione, per una o più delle seguenti destinazioni d'uso mediche
specifiche:
— diagnosi, prevenzione, monitoraggio, previsione, prognosi,
trattamento o attenuazione di malattie,
— diagnosi, monitoraggio, trattamento, attenuazione o
compensazione di una lesione o di una disabilità,
— studio, sostituzione o modifica dell'anatomia oppure di un
processo o stato fisiologico o patologico,
— fornire informazioni attraverso l'esame in vitro di
campioni provenienti dal corpo umano, inclusi sangue e tessuti donati, e che
non esercita nel o sul corpo umano l'azione principale cui è destinato mediante
mezzi farmacologici,
immunologici o metabolici, ma la cui funzione può essere
coadiuvata da tali mezzi.
Si considerano dispositivi medici anche i seguenti prodotti:
— dispositivi per il controllo del concepimento o il supporto
al concepimento,
— i prodotti specificamente destinati alla pulizia,
disinfezione o sterilizzazione dei dispositivi di cui all'articolo 1, paragrafo
4, e di quelli di cui al primo comma del presente punto;
2) «accessorio di un dispositivo medico»: un prodotto che, pur
non essendo esso stesso un dispositivo medico, è destinato dal fabbricante a
essere utilizzato con uno o più dispositivi medici specifici, per permettere in
particolare che questi ultimi siano impiegati conformemente alla loro
destinazione d'uso, oppure per assistere specificamente e direttamente la
funzionalità sul piano medico del dispositivo o dei dispositivi medici in
relazione alla loro destinazione d'uso;
3) «dispositivo su misura»: qualsiasi dispositivo
fabbricato appositamente sulla base di una prescrizione scritta di qualsiasi
persona autorizzata dal diritto nazionale in virtù della sua qualifica
professionale, che indichi, sotto la responsabilità di tale persona, le
caratteristiche specifiche di progettazione, e che è destinato a essere
utilizzato solo per un determinato paziente esclusivamente al fine di
rispondere alle sue condizioni ed esigenze individuali.
I dispositivi fabbricati in serie che devono essere adattati
per soddisfare le esigenze specifiche di un utilizzatore professionale e i
dispositivi che sono fabbricati in serie mediante processi di fabbricazione
industriale conformemente alle prescrizioni scritte di qualsiasi persona
autorizzata non sono tuttavia considerati dispositivi su misura;
In conclusione quello che fa di un prodotto un dispositivo
medico è la sua destinazione d’uso.
Ad esempio una penna destinata a scrivere su carta non è un
dispositivo medico. Se questa stessa penna è destinata a indicare sulla cute
dei segni di repere (penna dermica) questa è un dispositivo medico.
4-CALCINABILI PREFORMATI: dispositivi medici o no?
4.1-Breve storia del processo della cera persa
La tecnica di fusione a cera persa è una tecnica nata molto
tempo fa.
È stata introdotta nell'età del bronzo fin dal 3500 A.C.
dalle popolazioni sarde.
Nel corso dei secoli ha avuto una notevole fioritura e
sviluppo ed è stata ampiamente utilizzata anche nell’arte greca e romana.
La tecnica era diversa da quella attualmente impiegata ma la
sua attuale derivazione odontotecnica non trova grandi discrepanze nel concetto
di base.
Nell’antichità esistevano due metodi di fusione per cera
persa:
-Il metodo indiretto: Consisteva nel creare un modello di
cera utilizzandolo per fare uno stampo di argilla. Praticando due fori sullo
stampo, uno in alto e uno in basso veniva fatta uscire la cera, scaldandola, e
si versava il bronzo fuso al posto lasciato da essa. Se ne ricava così un
modello identico a quello realizzato originariamente in cera.
-Modo diretto - Simile al primo metodo si differenziava dalla
partenza in quanto il modello in cera veniva realizzato ma su un precedente
modello realizzato in creta.
Così facendo il modellato fuso (ad esempio una statua)
risultava non piena (un unico blocco di bronzo) ma contenente l’argilla del
modellato di partenza riducendo così l’impiego di metallo.
Famosi il Trattato dell'oreficeria e il Trattato della
scultura di Benvenuto Cellini (seconda metà del 1500).
4.2 La tecnica a cera persa in odontotecnica
L’odontotecnico modella la cera sugli elementi del modello in
gesso.
Prendiamo ad esempio delle sottostrutture per corone in
metallo-ceramica: l’odontetecnico mette lo spaziatore sui monconi
precedentemente preparati sfilabili dal modello master (foto1) e inizia
l’apposizione della cera che nel primo passaggio sarà ad immersione per
garantire lo spessore minimo (0,4/0,5mm) durante la scavatura della
sottostruttura (foto 2).
Porta a termine la sua modellazione e tramite delle mascherine
in silicone per la corretta scavatura effettua il modellato della
sottostruttura (foto 3 e 4)
inserisce le spine di fusione (Canale di fusione, barra stabilizzatrice, canali di scarico dei gas, ecc. - foto 5/6) e fissa il modellato sulla tettarella (foto7)
In commercio esistono diversi tipi di cilindri nella forma e materiali di costruzione (Es. forma ellittica, materiale plastico per la tecnica ad espansione libera che richiede la rimozione del cilindro nell’ultima fase di presa del rivestimento ecc. (foto 8, 9, 10, 11, 12).
Successivamente il modellato verrà introdotto in un cilindro che verrà riempito di materiale refrattario, in questo caso rivestimento a legante fosfatico (foto 13, 14)
Una volta completato l’indurimento del
materiale refrattario, il cilindro viene messo nel forno di preriscaldo (foto 15, 16).
A questo punto si passa alla fusione, ovvero
la lega metallica viene sparata nel cilindro andando ad occupare lo spazio
lasciato vuoto dal materiale calcinabile utilizzato.
Una volta freddato il cilindro (foto 17), la fusione viene liberata dal rivestimento e ci troviamo quindi con l’esatta riproduzione in metallo del modellato in cera (foto 18)
Un preformato calcinabile a prescindere dalla forma e
destinazione d’uso, subisce lo stesso identico processo della cera, viene
quindi completamente eliminato e trasformato, va catalogato quindi fra i
materiali secondari, quel gruppo di materiali che non sono destinati
all’utilizzo finale sul paziente, ma concorrono all’esecuzione di lavorazioni
intermedie.
4.3-Cosa rimane del materiale calcinabile?
Prendiamo un preformato in metallo fabbricato fornito
dall’industria, ad esempio un attacco, un abutment, un filo per ganci, ecc.
Questi vengono applicati al dispositivo su misura e anche se parzialmente
lavorati dall’odontotecnico questi finiscono nella bocca del paziente.
Anche se ha subito delle lavorazioni (fresature, saldature,
piegature ecc.) il prodotto primario rimane un semilavorato adattato.
Prendiamo ad esempio un prodotto da lavorare come la resina
per protesi o per ortodonzia fornita dall’industria come materia prima di
lavorazione. Questa, anche se lavorata, sarà costituente il dispositivo su
misura e andrà, nella sua forma trasformata, nella bocca del paziente.
Anche se la materia prima è stata lavorata questa rimane
sotto forma di protesi totale, parziale o totale.
Le cere preformate per la rilevazione della centrica o per il
rilevamento delle dimensioni verticali non diverranno parte di nessun
dispositivo su misura, tuttavia vengono poste nella bocca del paziente per cui
sono comunque un dispositivo medico.
5-Il calcinabile prima del processo a cera persa
Prima del processo di fusione, cioè quando sia la sostanza
sia il preformato sono integri, alcuni tipi di calcinabili sono destinati, come
abbiamo visto nel paragrafo calcinabili ad uso odontoiatrico, ad essere
impiegati nella bocca del paziente.
Inevitabilmente queste sostanze e preformati hanno una
destinazione d’uso che li fa divenire dispositivi medici.
I calcinabili ad uso odontoiatrico possono essere utilizzati
a vario titolo in laboratorio ma in virtù della loro destinazione rimangono
dispositivi medici.
I calcinabili ad uso odontotecnico, invece, non prevedono,
nella loro destinazione d’uso, l’impiego sul paziente.
6-Il calcinabile dopo il processo a cera persa
Il calcinabile evapora letteralmente, dopo il processo di
preriscaldo del cilindro non esiste più, anche suoi eventuali residui rimangono
assorbiti nel rivestimento e nella peggiore della ipotesi vengono sabbiati via.
Del calcinabile non rimane niente.
7-Conclusioni
Ciò che fa di un prodotto un dispositivo medico è la sua
destinazione d’uso.
I calcinabili possono essere sostanze o preformati.
I calcinabili odontoiatrici son destinati all’uso sul
paziente.
I calcinabili ad uso odontotecnico non sono destinati all’uso
sul paziente.
I calcinabili dopo la parte di processo precedente
l’introduzione del metallo scompaiono.
Gli ipotetici residui dell’incenerimento o della fusione sono
in ogni caso rimossi dai successivi processi di lavorazione.
I calcinabili a uso odontotecnico, sia sostanze sia
preformati, NON sono dispositivi medici.
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